L’incidente aereo di Rocchetta Sant’Antonio del 1944

Ci sono storie destinate a riaffiorare, anche a distanza di molti decenni, che ritornano a far parlare di sé, alla luce di nuove ed importanti scoperte. É questo il caso del misterioso incidente aereo di Rocchetta Sant’Antonio, avvenuto nel lontano 14 ottobre del 1944 ma rimasto impresso nella viva memoria di molti paesani ed anche di un longevo testimone.
La vicenda, fino a pochi giorni fa ancora velata da molti interrogativi, ha visto una sorprendente risoluzione nei primi giorni di febbraio del 2020, a distanza di quasi 76 anni dal tragico evento, a conclusione delle ricerche storiche da me svolte quale membro del comitato storico foggiano “Un monumento a ricordo delle vittime del ’43 a Foggia”, preziosamente coadiuvato da due valenti storici della Seconda Guerra Mondiale: l’americano Jonathan Tudor e la sudafricana Christel de Wit.
Sottotenente pilota Richard F ReadshawLa ricerca aveva avuto inizio circa sei anni fa quando, durante una ricerca condotta con l’amico Alfonso Rucci su di un altro incidente aereo accaduto nel 1944 in territorio pannese, nei registri degli incidenti aerei consultati era comparso anche il nome di Rocchetta. Dopo un positivo riscontro da parte dell’amico e diacono Don Vincenzo Tallone che mi confermava un tragico incidente aereo avvenuto a Rocchetta Sant’Antonio durante la Seconda Guerra Mondiale in località “Serra delle volpi”, decisi di approfondire le ricerche sul caso e dopo qualche mese riuscii a raccogliere sufficienti dati sul velivolo e l’equipaggio. Ripresa la ricerca all’inizio del 2020, la stessa si avviò verso la conclusione dopo l’arrivo del fascicolo ufficiale sull’incidente, ricevuto dal gentilissimo storico americano Jonathan Tudor per tramite di Christel de Wit, un documento importante e completo che ha confermato e completato il quadro degli eventi, mettendo così un punto fermo su questa fatalità che sconvolse anche la vita della cittadina di Rocchetta Sant’Antonio.
Nel primo pomeriggio del 14 ottobre del 1944, un B-24 J della Quindicesima Forza Aerea Americana (matricola 42-51661) del 451° Gruppo Bombardieri (724° Squadrone), di rientro al campo alleato di  Castelluccio (Foggia) da una missione compiuta con altri bombardieri nei Balcani per colpire fabbriche e raffinerie dell’Asse, incontrò serie difficoltà legate alle cattive condizioni climatiche del Tavoliere. Impossibilitato all’individuazione della pista e quindi all’atterraggio, il personale dell’aereo ottenne pertanto la possibilità, via radio, di atterrare presso il campo di aviazione alleato di  Marcianise, vicino Caserta.
L’equipaggio del B-24 era composto da dieci membri: il Sottotenente pilota Richard F Readshaw, il Sottotenente copilota Thomas Walsh, il Sottotenente navigatore Joseph K Fatch, il Sottotenente bombardiere Marvin S Ackerman, il Sergente Scelto ingegnere di volo Donald D Jones, il Sergente Scelto operatore radio Don W Foglesong, ed infine i quattro Sergenti mitraglieri Norman R Fleury, Nickolas J Dappalone, Henry F Nelson e Phillip Mason Carlon.
Il B-24 atterrò con sicurezza a Marcianise, terminando quindi la propria missione. Nonostante l’aereo avesse incontrato condizioni molto avverse nel foggiano poche ore prima, dopo uno studio sulle condizioni meteo e sul percorso da seguire, venne concessa l’autorizzazione al decollo per il rientro a Castelluccio.
Destino volle, però, che ai dieci succitati se ne aggiungessero ben sei; si trattò di personale viaggiante, inquadrato in diversi gruppi, che necessitava di raggiungere il territorio foggiano: Geraldine Crouch (infermiera del 61° Station Hospital ubicato a Segezia, Foggia), George G. Holdash (2671° Special Reconnaissance Battalion), Joseph Arthur Montgomery (South African Air Force, Campo Celone, Foggia), Maurice Ivan Chidgey (Royal Air Force), Maurice Ivan Chidgey (Royal Air Force) e Edward A. Ronan (89° Air Depot Group).
L’equipaggio così composto decollò quindi per un volo non operativo da Marcianise ma, poco prima di raggiungere la Puglia, il B-24 si imbattè purtroppo in un annuvolamento sparso a 3000 piedi di quota (914,4 metri), con una visibilità di 6-8 miglia (10-13 km circa).


In prossimità del paese di Rocchetta, l’aereo, già in difficoltà, incontrò rovesci che portarono presumibilmente il pilota Readshaw, all’epoca ventiseienne, a decidere imprudentemente (secondo l’ufficiale Edward Wilson che stilò il rapporto dell’incidente) di scendere di quota per distanziarsi dal cattivo tempo.
Fu questa tragica scelta a comportare il brusco avvicinamento del bombardiere alle colline e fu proprio su di un rilievo che l’aereo terminò il proprio volo, alle 18:30, schiantandosi nelle vicinanze del paese, senza che nessun occupante potesse lanciarsi con il proprio paracadute.
L’aereo si sfracellò al suolo senza incendiarsi, condizione che permise al personale militare poi giunto sul sito la mesta identificazione dei corpi. Questi ultimi presentavano evidenti fratture multiple scomposte e comminute al capo, al petto ed agli arti; i corpi non subirono esame autoptico e vennero successivamente tumulati come da prassi a Bari, presso il cimitero di guerra (dove ancora tre di loro riposano) per essere poi rimpatriati.


Il pilota Richard Readshaw, la cui piena responsabilità al triste epilogo venne imputata dal rapporto d’incidente, era sposato da meno di due anni con Evelyn Kibler che lo attendeva in America. Quando Richard cessò di vivere sulle colline di Rocchetta, c’era anche il suo figlio Richard Lawrence ad attenderlo, un piccolo di soli dieci giorni che non avrebbe mai visto.
Nel ricordo dei paesani sono ancora vivi la fitta nebbia e il lamento degli agonizzanti udito da chi ebbe il pietoso coraggio di avvicinarsi alla carcassa del bombardiere; dettagli verosimili, considerando la dinamica dell’accaduto, che aggiungono alle informazioni ufficiali una triste e personale memoria di questa tragedia nella grande tragedia della guerra: un destino che riunì 16 persone in quel fatale 14 ottobre del 1944.

 Tommaso Palermo

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