Usi e costumi del giorno di San Giovanni
Nel giorno di San Giovanni (24 giugno) nella piccola comunità di Rocchetta si consuma il rito del piombo di San Giovanni. Un rito arcaico particolarmente pagano che affonda le radici nelle usanze a cavallo col solstizio d’estate. Una donna anziana ha il compito di radunare le “ ragazze in età da marito” ancora zitelle e dopo aver fuso del piombo lo cola in acqua fredda ‘benedetta dal sole’, recitando alcune preghiere al Santo decollato. Il piombo al contatto con l’acqua assume una forma astratta, anche particolarmente curiosa ed artistica. L’anziana signora toglie dall’acqua il piombo raffermo e lo analizza. Scrutando la forma troverà alcuni elementi che fanno presagire il mestiere, settore o appartenenza nobiliare del futuro sposo. Ad esempio la presenza dell’aratro indica un futuro sposo agricoltore, idem in presenza di onde, mare e barche possono far immaginare ad un matrimonio con un pescatore o marinaio. Facendo un passo indietro, l’acqua utilizzata per il piombo ha una storia a se. I riti iniziano all’alba dove un tempo gli anziani figli della civiltà contadina ponevano una bacinella piena d’acqua alle prime luci dell’alba per osservare riflettendo il sol nascente all’interno dello specchio d’acqua il braccio di San Giovanni. Stessa prassi a mezzogiorno in punto solo che, secondo leggenda, in quel momento del 24 giugno il sole rifletterà una sagoma molto simile alla testa del Battista. Con quell’acqua benedetta dal sole viene poi avviata la pratica del piombo. Un’altra variante, sempre nel giorno dedicato a San Giovanni, vede le ragazze single partecipare ad un rito nascosto che si realizza nell’intimità della casa e celebrato da una saggia donna. La padrona di casa, quasi sempre un’anziana, dispone ai quattro angoli della stanza degli elementi importanti. Il primo è l’oro, il secondo è l’argento il terzo è una chiave e per l’ultimo un bicchiere colmo d’acqua. Le ragazze vengono bendate e iniziano a girare su se stesse al centro della stanza recitando la preghiera: «San Giuvann occa d’or (bocca d’oro) cu sta Cruc ca tien m’brazza dateme na grazia. Finita la preghiera la ragazza si ferma e punta il dito verso uno dei quattro angoli. A questo punto si svela la sorte che la ragazza dovrebbe ottenere. Se nell’angolo prescelto c’è l’oro, la ragazza avrà fortuna e ricchezza (marito nobile), l’argento invece è sinonimo di commercio e quindi un marito imprenditore o artigiano. La scelta della chiave invece indica un futuro assieme ad un possidente, quasi sempre proprietario terriero e quindi agricoltore o comunque un uomo con proprietà immobiliari. Se malauguratamente la “zitella” punta il dito verso l’angolo con l’acqua il presagio è sinonimo di sventura perché il bicchiere colmo indica lacrime e quindi un futuro incerto e carico di sventure.